Intervista di Artemisio Gavioli a Alberto La Rocca per la rivista "Plectrum"
anno XXIII n. 1 marzo 2012
http://www.federmandolino.it/file_pdf/Plectrum_1-2012.pdf
AG
La ringrazio sentitamente per aver accettato di partecipare a questa conversazione. La prima cosa che attira l'attenzione leggendo il suo curriculum, a parte i corsi di perfezionamento tenuti da Maestri di chiara fama, è l'approccio creativo alla musica che spiega di aver approfondito frequentando corsi appropriati. Mi risulta difficile conciliare l'originalità dell'arte del creare con la possibilità di poterla apprendere da qualcuno.
ALR
Sono io ad essere onorato di partecipare a questa intervista.
Riguardo l'apprendimento della creatività, in effetti anch'io la penso un po' come lei. Veramente le scuole in cui si apprende arte e creatività sono sempre esistite. E' una prassi condivisa, ad esempio, per un futuro pittore quella di frequentare l'accademia. E così come si impara, da un insegnante, l'arte di suonare uno strumento, di progettare un palazzo o di scrivere un testo letterario, così si può imparare anche l'arte di comporre musica. L'importante è a mio parere che l'insegnante apra all'allievo una molteplicità di percorsi possibili, grazie alle quali l'allievo potrà gradualmente "scoprire se stesso". Mentre al contrario può essere dannoso quando l'iter di apprendimento artistico impone delle regole e segna un tracciato rigido e uguale per tutti. L'arte è per me soprattutto legata a concetti libertà, novità, divergenza e scoperta di un linguaggio personale.
anno XXIII n. 1 marzo 2012
http://www.federmandolino.it/file_pdf/Plectrum_1-2012.pdf
AG
La ringrazio sentitamente per aver accettato di partecipare a questa conversazione. La prima cosa che attira l'attenzione leggendo il suo curriculum, a parte i corsi di perfezionamento tenuti da Maestri di chiara fama, è l'approccio creativo alla musica che spiega di aver approfondito frequentando corsi appropriati. Mi risulta difficile conciliare l'originalità dell'arte del creare con la possibilità di poterla apprendere da qualcuno.
ALR
Sono io ad essere onorato di partecipare a questa intervista.
Riguardo l'apprendimento della creatività, in effetti anch'io la penso un po' come lei. Veramente le scuole in cui si apprende arte e creatività sono sempre esistite. E' una prassi condivisa, ad esempio, per un futuro pittore quella di frequentare l'accademia. E così come si impara, da un insegnante, l'arte di suonare uno strumento, di progettare un palazzo o di scrivere un testo letterario, così si può imparare anche l'arte di comporre musica. L'importante è a mio parere che l'insegnante apra all'allievo una molteplicità di percorsi possibili, grazie alle quali l'allievo potrà gradualmente "scoprire se stesso". Mentre al contrario può essere dannoso quando l'iter di apprendimento artistico impone delle regole e segna un tracciato rigido e uguale per tutti. L'arte è per me soprattutto legata a concetti libertà, novità, divergenza e scoperta di un linguaggio personale.
Il mio percorso nell'ambito della creazione musicale è stato quindi abbastanza particolare. Innanzitutto è un esigenza che andava al di là del normale iter di studio accademico; mentre la maggior parte dei miei colleghi non voluto infrangere le tradizioni che l'accademia o le convenzioni imponevano, dedicandosi quindi esclusivamente all'interpretazione, io non mi sono sentito completo come musicista, fino a quando non ho cominciato di mia iniziativa anche a creare musica e a dedicarmi a tanti altri aspetti ad essa legati, come la musicologia, l'analisi, la ricerca didattica, la divulgazione...
Per la creazione musicale non ho voluto seguire regolari corsi di composizione, ma ho cercato una "mia" via, che mi sono costruito su misura in base ai miei gusti e le mie attitudini. Molto ha contato l'ascolto e l'analisi delle opere degli altri musicisti, l'istinto, il confronto con le altre arti e... gli esperimenti!
Quegli insegnanti che ho indicato riguardo il mio apprendimento della creatività (Meredith Monk, Roberto Dani e John Paynter), hanno costituito solo dei brevi, sebbene fondamentali, incontri.
AG
Lei ha suonato in varie formazioni, dal duo all'orchestra. Qual è stato l'organico che le ha dato più soddisfazione?
ALR
Non c'è per me per un organico prediletto. Ho trovato interessante e stimolante proprio il variare molto il tipo di organico in cui suonare. Ho imparato alcuni aspetti musicali dai gruppi omogenei (ad esempio solo chitarre) e altri aspetti musicali dai gruppi in cui c'era una commistione di strumenti diversi (chitarra, strumenti a fiato, a percussione, a tastiera, ad arco, voci, elettronica...). Il lavorare ad esempio con altri chitarristi mi ha fatto crescere soprattutto dal punto di vista tecnico, tramite un confronto costruttivo. Il lavorare con altri strumenti mi ha fatto conoscere aspetti della musica che a volte i chitarristi tendono trascurare, mentre per altri strumenti sono fondamentali (ad esempio il rispetto del testo o l'articolazione del fraseggio); anche questo mi ha arricchito tantissimo come chitarrista.
Comunque quello che conta per me sopra ogni cosa non è l'organico, ma le persone che lo costituiscono. Per questo motivo preferisco suonare in gruppi non troppo grandi (e quindi dove la comunicazione è difficile) e soprattutto costituiti da persone che ho avuto modo di conoscere e con le quali condivido idee, gusti e interessi.
AG
Come vede Lei un'orchestra a pizzico formata esclusivamente da chitarre?
ALR
Ho suonato per molti anni col Musicaedro, un gruppo di otto chitarre, che però in alcuni momenti ne ha avute anche nove o dieci. Io la consideravo una piccola orchestra, anche perché all'inizio avevamo addirittura un direttore (bravissimo): Francesco Erle. Era un ensemble molto stimolante che vantava un repertorio - tutto contemporaneo, naturalmente - ricco ed estremamente interessante.
Ho sentito anche orchestre di chitarre molto più grandi (di trenta-quaranta elementi) ma mi è parso che il grande numero non giovasse né al volume (trenta chitarre all'unisono non hanno più volume di tre) né mi pareva che avesse una vera giustificazione di tipo musicale, nonostante fossero ensemble belli da sentire e sicuramente non comuni.
AG
Nel 1994 si laurea al DAMS presso l'Università di Bologna con una tesi sulla “Didattica Creativa della Strumento Musicale”. Può dirci di che cosa si è trattato?
ALR
Le mie idee sul significato di essere musicista oggi, e cioè saper agire a trecentosessanta gradi, muovendosi tra esecuzione, composizione, improvvisazione, e attività musicologiche non riguardano solo me, ma ho trovato che sono condivise chiunque di chi si accosta allo studio della musica. Ho quindi ritenuto necessario un ammodernamento dei vecchi percorsi di apprendimento strumentale, che educano in modo estremamente settoriale solamente all'esecuzione-interpretazione (escludendo tra l'altro molti generi musicali) e negando ogni possibilità di approccio creativo alla musica.
Nella mia tesi di laurea ho quindi ricercato quei rarissimi testi di approccio allo strumento che fornissero anche indicazioni su come creare musica, aspetto che ritengo tra l'altro molto gratificante e utilissimo dal punto di vista didattico. Ne ho trovati pochissimi - si contavano sulle dita di una mano - e nessuno era per chitarra: erano per pianoforte, violoncello o per educazione musicale. Su di loro ho fatto la mia tesi di laurea, che ho discusso sotto la guida del prof. Gino Stefani nel 1994.
Successivamente ho tratto dalla tesi degli articoli per alcune riviste di chitarra e di didattica e ho iniziato la stesura del mio Metodo per chitarra, costretto dal fatto, come dicevo prima, che non esisteva niente del genere per la chitarra e che, se ne volevo avere uno a disposizione, dovevo crearmelo! Si tratta di un testo di circa 300 pagine, intitolato "CON LA CHITARRA - progetti musicali per apprendere le principali tecniche esecutive di base e per creare musica con la chitarra". Esso è costituito interamente da mie composizioni e fornisce, accanto alle "normali" attività esecutive, anche indicazioni e stimoli per l'improvvisazione, la composizione, l'arrangiamento, l'ascolto e il confronto interdisciplinare con altre arti. Il tutto da effettuare fin dal primissimo approccio con la chitarra.
AG
Ha ancora un senso mantenere in vita le orchestre a plettro così come le conosciamo o non sarebbe forse meglio, come del resto si afferma da più parti , prendere atto che i cambiamenti culturali e sociali che stanno intervenendo le hanno rese quanto meno anacronistiche?
ALR
Penso che le persone debbano fare ciò che le appassiona, indipendentemente dalle mode o dalle "tendenze". Anzi, personalmente trovo che sia piuttosto triste e noioso aderire in massa a degli stereotipi imposti.
Ho constatato con piacere che le orchestre a plettro, che sono oggi pochissime a confronto con il passato, sono costituite da persone animate da vero entusiasmo. Mi sorprende piacevolmente anche il fatto che nella nostra orchestra ci sia un gran numero di giovani e anche di giovanissimi, così come tanti veterani appassionati che sono nell'orchestra da innumerevoli anni. Per quanto riguarda il pubblico, le sale sono regolarmente piene ad ogni concerto e le dimostrazioni di apprezzamento sono sempre unanimi.
Tutto ciò è una dimostrazione lampante dell'attualità di un'orchestra a plettro e proprio non vedo il motivo di non continuare!
AG
Lei è uno dei pochi chitarristi (se non l'unico) che collabora con “il mondo dei mandolini”. Di norma (almeno nel nostro Paese) il mondo della chitarra e quello dei mandolini si ignorano completamente. Ha qualcosa da suggerire in funzione di un possibile avvicinamento?
ALR
Sono sicuro di non essere l'unico!
Ogni strumento di antica origine, come il mandolino e la chitarra, ha alle spalle, grazie ai suoi protagonisti, una forte implicazione culturale e, di conseguenza, un fascino che non è possibile ignorare.
Ho sempre pensato inoltre che un musicista che si interessi solo al proprio strumento non sia un vero musicista perché una conoscenza approfondita della musica la si ottiene conoscendo "tutta" la musica, ampliando i propri orizzonti e collaborando con diverse realtà musicali e quindi necessariamente con strumenti diversi, nessuno escluso.
AG
Le sue composizioni sono indirizzate soltanto a strumenti a plettro o ha scritto anche per altri organici?
ALR
Le mie composizioni sono soprattutto per chitarra o gruppi di chitarre, perché penso personalmente che si dovrebbe comporre principalmente per uno strumento che si conosce bene.
Però mi è capitato di scrivere, per lo più su commissione, anche qualcosa per flauto e chitarra, pianoforte, fisarmonica, quartetto d'archi, violino, orchestra d'arpe, computer e vari tipi di formazioni orchestrali.
AG
Parliamo un po' del CD “Melodie di Rinascita”: un ottimo lavoro che dimostra la maturità che ha raggiunto l'orchestra con la direzione della Prof.ssa Mazzonetto e che mette bene in risalto il valore dei singoli solisti ma la sua composizione “Serenata per Salomè” lo rende straordinario.
Ci può dire (ammesso che sia possibile) com'è nata l'idea di inserire un violoncello e, sopratutto, immaginava, a priori, che il violoncello avrebbe potuto creare un'atmosfera così emozionante?
ALR
Innanzitutto la ringrazio tantissimo dell'apprezzamento, e mi dichiaro grato a Enrica Frasca, Maura Mazzonetto e a tutta l'orchestra per la riuscita del pezzo. Preciso inoltre che lo stesso mio brano è contenuto anche in un altro CD dell'Orchestra a Plettro di Breganze intitolato "Mandolini al chiaro di Luna - Serenate ".
Ho sempre pensato che nell'Orchestra a Plettro di Breganze, costituita principalmente da mandolini, mandole, chitarre e un violoncello, quest'ultimo, per la sua diversità sonora rispetto al resto degli strumenti e per le sue doti di "cantabilità", fosse decisamente sprecato e sminuito nel suo solito e unico ruolo di rinforzo delle note gravi. Ho quindi colto l'occasione appena possibile per far librare questo strumento al di sopra delle corde pizzicate, rivelando tutta la sua bellezza.
Per quanto riguarda la "Serenata per Salomé", la sua genesi è abbastanza particolare. Questa musica è un arrangiamento di alcuni brani tratti dalla musica di scena per il dramma "Salomè" di Oscar Wilde, che avevo recentemente composto per la compagnia teatrale "La Zonta" di Thiene e che tuttora eseguo dal vivo durante la rappresentazione teatrale. Si tratta di brani per sola chitarra a dieci corde, comprendenti tra l'altro anche strutture improvvisative. Mi è sembrato che alcuni di questi brani si prestassero ad essere arrangiati per l'orchestra a plettro, ma che fossero indispensabili anche due strumenti solisti: il violoncello, proprio per le sue doti sonore ed espressive di cui dicevo prima, e la chitarra a 10 corde, che sinceramente avrei volentieri omesso ma, dato che la musica era nata per questo strumento, era impossibile ricreare certe trame sonore senza di lei.
Sono sicuro che a rendere il brano, come lei dice, emozionante, più che il violoncello come strumento in sé, sia piuttosto la bravura della nostra violoncellista Enrica Frasca. Però spero sinceramente che il brano abbia un effetto analogo anche nella sua versione "mignon" per chitarra sola, nella versione per orchestra d'arpe, e anche nella nuova versione che ho fatto per il mio quartetto di chitarre Harmonious Blacksmiths.
AG
Ci parli un po' della composizione "Zugatoli de 'na volta" ("Zugatoli de 'na volta" sono stati incisi nel 2005 dall'Orchestra a Plettro di Breganze nel CD "Il mandolino a Vicenza e Padova" sotto la direzione di Maura Mazzonetto per l'etichetta "Velut Luna").
ALR
I “Zugàtoli de ‘na volta” (“Giocattoli di una volta”) sono stati composti nel 2005 per l’Orchestra a Plettro di Breganze e dedicati a Maura Mazzonetto. Si tratta di quattro variazioni senza tema, ovvero di quattro brevi pezzi che si richiamano melodicamente l’un l’altro. Ognuno è ispirato ad un giocattolo risalente ai tempi dei nostri nonni; giocattoli artigianali, semplici e poveri, ma forse proprio per questo particolarmente amati dai bambini di allora.
“El s’ciopo col stròpolo” (“Il fucile con il tappo”) è una breve musica a programma che narra la storia di un bambino che va a caccia di uccelli col suo fucile giocattolo.
“Carillon” è una tenue variazione che rievoca un piccolo mondo antico. Fantasie di sogno sono create dal piccolo strumento meccanico, che però ben presto perde la carica e gradualmente si arresta, vanificando tutte le fantasie create.
“La partìa a s’ciocheto” (“La partita a biglie”) è una vivace competizione tra bambini che suscita un vortice di entusiasmi, dispetti, delusioni e gioie tra i giocatori.
La “Nina-nana par la bambola de pessa” (“Ninna nanna per la bambola di pezza”) è un canone a tre parti nel quale viene immaginata una bambina che canta amorevolmente per addormentare la sua bambola di stracci.
AG
E "Le golose" * ?
ALR
Il brano, per soprano e orchestra, è basato su una spiritosa poesia di Guido Gozzano di inizio Novecento, che descrive i comportamenti di alcune signore di fronte ai pasticcini.
La musica, scritta nel 2009, ci trasporta in piena “belle époque”, ironizzando assieme a Gozzano e descrivendo con effetti sonori la scena evocata. Il brano è dedicato al soprano Annunziata Lia Lantieri.
AG
"Tre ritratti".
ALR
I “Tre ritratti” sono stati composti originariamente per fisarmonica nel 2010 e dedicati a Luca Piovesan. Successivamente sono stati arrangiati per chitarra a 10 corde e orchestra a plettro. I tre brani sono ritratti sonori di tre grandi pittori del ‘900 e portano come titoli i nomi di tre opere dei rispettivi artisti.
Il primo ritratto, “Do It Yourself” ("Fai da te"), è dedicato a Andy Warhol e si richiama ad una serie di "paint by numbers", dipinti cioè che l'autore ha lasciato volutamente incompiuti, ma nei quali fornisce anche delle indicazioni per il fruitore su come completare mentalmente l'opera. La musica, rispettando questa "apertura", ha quindi una struttura aleatoria, nella quale cioè il direttore e il solista collegano, improvvisando, le cellule che costituiscono il brano, che può risultare quindi molto diverso ad ogni esecuzione.
Il secondo ritratto, “Crucifixion”, è ispirato Francis Bacon ed è una crocefissione intesa al contrario, dato che è dedicato “a tutte le persone uccise o perseguitate dalla Chiesa”. La parte iniziale presenta una melodia di oscuro presagio "ingabbiata" all'interno di un arpeggio reiterato, suggerendo quelle strisce verticali che compaiono in molti ritratti di Bacon dei primi anni '50, in cui le figure appaiono quasi intermittenti, come celate dietro alle pieghe di un tendaggio semitrasparente. La seconda parte solleva finalmente il velo mostrando il dramma della crudele follia umana in tutta la sua lancinante durezza. Il breve epilogo finale fonde insieme le due atmosfere che prima erano separate.
Il terzo ritratto, “Radiant Baby” ("Bimbo raggiante") è un affettuoso omaggio al pittore Keith Haring, che sapeva nascondere messaggi seri dietro ad una apparente spensieratezza esteriore. La musica gioca sulla continua frammentazione ritmico-melodica di alcune idee di partenza, creando un energico effetto di spezzattamento labirintico.
* "Le golose" è stata incisa dal soprano Annunziata Lia Lantieri e dall'Orchestra a Plettro di Breganze nel CD "Serenate - mandolini al chiaro di luna" sotto la direzione di Maura Mazzonetto per l'etichetta "Velut Luna".
Per la creazione musicale non ho voluto seguire regolari corsi di composizione, ma ho cercato una "mia" via, che mi sono costruito su misura in base ai miei gusti e le mie attitudini. Molto ha contato l'ascolto e l'analisi delle opere degli altri musicisti, l'istinto, il confronto con le altre arti e... gli esperimenti!
Quegli insegnanti che ho indicato riguardo il mio apprendimento della creatività (Meredith Monk, Roberto Dani e John Paynter), hanno costituito solo dei brevi, sebbene fondamentali, incontri.
AG
Lei ha suonato in varie formazioni, dal duo all'orchestra. Qual è stato l'organico che le ha dato più soddisfazione?
ALR
Non c'è per me per un organico prediletto. Ho trovato interessante e stimolante proprio il variare molto il tipo di organico in cui suonare. Ho imparato alcuni aspetti musicali dai gruppi omogenei (ad esempio solo chitarre) e altri aspetti musicali dai gruppi in cui c'era una commistione di strumenti diversi (chitarra, strumenti a fiato, a percussione, a tastiera, ad arco, voci, elettronica...). Il lavorare ad esempio con altri chitarristi mi ha fatto crescere soprattutto dal punto di vista tecnico, tramite un confronto costruttivo. Il lavorare con altri strumenti mi ha fatto conoscere aspetti della musica che a volte i chitarristi tendono trascurare, mentre per altri strumenti sono fondamentali (ad esempio il rispetto del testo o l'articolazione del fraseggio); anche questo mi ha arricchito tantissimo come chitarrista.
Comunque quello che conta per me sopra ogni cosa non è l'organico, ma le persone che lo costituiscono. Per questo motivo preferisco suonare in gruppi non troppo grandi (e quindi dove la comunicazione è difficile) e soprattutto costituiti da persone che ho avuto modo di conoscere e con le quali condivido idee, gusti e interessi.
AG
Come vede Lei un'orchestra a pizzico formata esclusivamente da chitarre?
ALR
Ho suonato per molti anni col Musicaedro, un gruppo di otto chitarre, che però in alcuni momenti ne ha avute anche nove o dieci. Io la consideravo una piccola orchestra, anche perché all'inizio avevamo addirittura un direttore (bravissimo): Francesco Erle. Era un ensemble molto stimolante che vantava un repertorio - tutto contemporaneo, naturalmente - ricco ed estremamente interessante.
Ho sentito anche orchestre di chitarre molto più grandi (di trenta-quaranta elementi) ma mi è parso che il grande numero non giovasse né al volume (trenta chitarre all'unisono non hanno più volume di tre) né mi pareva che avesse una vera giustificazione di tipo musicale, nonostante fossero ensemble belli da sentire e sicuramente non comuni.
AG
Nel 1994 si laurea al DAMS presso l'Università di Bologna con una tesi sulla “Didattica Creativa della Strumento Musicale”. Può dirci di che cosa si è trattato?
ALR
Le mie idee sul significato di essere musicista oggi, e cioè saper agire a trecentosessanta gradi, muovendosi tra esecuzione, composizione, improvvisazione, e attività musicologiche non riguardano solo me, ma ho trovato che sono condivise chiunque di chi si accosta allo studio della musica. Ho quindi ritenuto necessario un ammodernamento dei vecchi percorsi di apprendimento strumentale, che educano in modo estremamente settoriale solamente all'esecuzione-interpretazione (escludendo tra l'altro molti generi musicali) e negando ogni possibilità di approccio creativo alla musica.
Nella mia tesi di laurea ho quindi ricercato quei rarissimi testi di approccio allo strumento che fornissero anche indicazioni su come creare musica, aspetto che ritengo tra l'altro molto gratificante e utilissimo dal punto di vista didattico. Ne ho trovati pochissimi - si contavano sulle dita di una mano - e nessuno era per chitarra: erano per pianoforte, violoncello o per educazione musicale. Su di loro ho fatto la mia tesi di laurea, che ho discusso sotto la guida del prof. Gino Stefani nel 1994.
Successivamente ho tratto dalla tesi degli articoli per alcune riviste di chitarra e di didattica e ho iniziato la stesura del mio Metodo per chitarra, costretto dal fatto, come dicevo prima, che non esisteva niente del genere per la chitarra e che, se ne volevo avere uno a disposizione, dovevo crearmelo! Si tratta di un testo di circa 300 pagine, intitolato "CON LA CHITARRA - progetti musicali per apprendere le principali tecniche esecutive di base e per creare musica con la chitarra". Esso è costituito interamente da mie composizioni e fornisce, accanto alle "normali" attività esecutive, anche indicazioni e stimoli per l'improvvisazione, la composizione, l'arrangiamento, l'ascolto e il confronto interdisciplinare con altre arti. Il tutto da effettuare fin dal primissimo approccio con la chitarra.
AG
Ha ancora un senso mantenere in vita le orchestre a plettro così come le conosciamo o non sarebbe forse meglio, come del resto si afferma da più parti , prendere atto che i cambiamenti culturali e sociali che stanno intervenendo le hanno rese quanto meno anacronistiche?
ALR
Penso che le persone debbano fare ciò che le appassiona, indipendentemente dalle mode o dalle "tendenze". Anzi, personalmente trovo che sia piuttosto triste e noioso aderire in massa a degli stereotipi imposti.
Ho constatato con piacere che le orchestre a plettro, che sono oggi pochissime a confronto con il passato, sono costituite da persone animate da vero entusiasmo. Mi sorprende piacevolmente anche il fatto che nella nostra orchestra ci sia un gran numero di giovani e anche di giovanissimi, così come tanti veterani appassionati che sono nell'orchestra da innumerevoli anni. Per quanto riguarda il pubblico, le sale sono regolarmente piene ad ogni concerto e le dimostrazioni di apprezzamento sono sempre unanimi.
Tutto ciò è una dimostrazione lampante dell'attualità di un'orchestra a plettro e proprio non vedo il motivo di non continuare!
AG
Lei è uno dei pochi chitarristi (se non l'unico) che collabora con “il mondo dei mandolini”. Di norma (almeno nel nostro Paese) il mondo della chitarra e quello dei mandolini si ignorano completamente. Ha qualcosa da suggerire in funzione di un possibile avvicinamento?
ALR
Sono sicuro di non essere l'unico!
Ogni strumento di antica origine, come il mandolino e la chitarra, ha alle spalle, grazie ai suoi protagonisti, una forte implicazione culturale e, di conseguenza, un fascino che non è possibile ignorare.
Ho sempre pensato inoltre che un musicista che si interessi solo al proprio strumento non sia un vero musicista perché una conoscenza approfondita della musica la si ottiene conoscendo "tutta" la musica, ampliando i propri orizzonti e collaborando con diverse realtà musicali e quindi necessariamente con strumenti diversi, nessuno escluso.
AG
Le sue composizioni sono indirizzate soltanto a strumenti a plettro o ha scritto anche per altri organici?
ALR
Le mie composizioni sono soprattutto per chitarra o gruppi di chitarre, perché penso personalmente che si dovrebbe comporre principalmente per uno strumento che si conosce bene.
Però mi è capitato di scrivere, per lo più su commissione, anche qualcosa per flauto e chitarra, pianoforte, fisarmonica, quartetto d'archi, violino, orchestra d'arpe, computer e vari tipi di formazioni orchestrali.
AG
Parliamo un po' del CD “Melodie di Rinascita”: un ottimo lavoro che dimostra la maturità che ha raggiunto l'orchestra con la direzione della Prof.ssa Mazzonetto e che mette bene in risalto il valore dei singoli solisti ma la sua composizione “Serenata per Salomè” lo rende straordinario.
Ci può dire (ammesso che sia possibile) com'è nata l'idea di inserire un violoncello e, sopratutto, immaginava, a priori, che il violoncello avrebbe potuto creare un'atmosfera così emozionante?
ALR
Innanzitutto la ringrazio tantissimo dell'apprezzamento, e mi dichiaro grato a Enrica Frasca, Maura Mazzonetto e a tutta l'orchestra per la riuscita del pezzo. Preciso inoltre che lo stesso mio brano è contenuto anche in un altro CD dell'Orchestra a Plettro di Breganze intitolato "Mandolini al chiaro di Luna - Serenate ".
Ho sempre pensato che nell'Orchestra a Plettro di Breganze, costituita principalmente da mandolini, mandole, chitarre e un violoncello, quest'ultimo, per la sua diversità sonora rispetto al resto degli strumenti e per le sue doti di "cantabilità", fosse decisamente sprecato e sminuito nel suo solito e unico ruolo di rinforzo delle note gravi. Ho quindi colto l'occasione appena possibile per far librare questo strumento al di sopra delle corde pizzicate, rivelando tutta la sua bellezza.
Per quanto riguarda la "Serenata per Salomé", la sua genesi è abbastanza particolare. Questa musica è un arrangiamento di alcuni brani tratti dalla musica di scena per il dramma "Salomè" di Oscar Wilde, che avevo recentemente composto per la compagnia teatrale "La Zonta" di Thiene e che tuttora eseguo dal vivo durante la rappresentazione teatrale. Si tratta di brani per sola chitarra a dieci corde, comprendenti tra l'altro anche strutture improvvisative. Mi è sembrato che alcuni di questi brani si prestassero ad essere arrangiati per l'orchestra a plettro, ma che fossero indispensabili anche due strumenti solisti: il violoncello, proprio per le sue doti sonore ed espressive di cui dicevo prima, e la chitarra a 10 corde, che sinceramente avrei volentieri omesso ma, dato che la musica era nata per questo strumento, era impossibile ricreare certe trame sonore senza di lei.
Sono sicuro che a rendere il brano, come lei dice, emozionante, più che il violoncello come strumento in sé, sia piuttosto la bravura della nostra violoncellista Enrica Frasca. Però spero sinceramente che il brano abbia un effetto analogo anche nella sua versione "mignon" per chitarra sola, nella versione per orchestra d'arpe, e anche nella nuova versione che ho fatto per il mio quartetto di chitarre Harmonious Blacksmiths.
AG
Ci parli un po' della composizione "Zugatoli de 'na volta" ("Zugatoli de 'na volta" sono stati incisi nel 2005 dall'Orchestra a Plettro di Breganze nel CD "Il mandolino a Vicenza e Padova" sotto la direzione di Maura Mazzonetto per l'etichetta "Velut Luna").
ALR
I “Zugàtoli de ‘na volta” (“Giocattoli di una volta”) sono stati composti nel 2005 per l’Orchestra a Plettro di Breganze e dedicati a Maura Mazzonetto. Si tratta di quattro variazioni senza tema, ovvero di quattro brevi pezzi che si richiamano melodicamente l’un l’altro. Ognuno è ispirato ad un giocattolo risalente ai tempi dei nostri nonni; giocattoli artigianali, semplici e poveri, ma forse proprio per questo particolarmente amati dai bambini di allora.
“El s’ciopo col stròpolo” (“Il fucile con il tappo”) è una breve musica a programma che narra la storia di un bambino che va a caccia di uccelli col suo fucile giocattolo.
“Carillon” è una tenue variazione che rievoca un piccolo mondo antico. Fantasie di sogno sono create dal piccolo strumento meccanico, che però ben presto perde la carica e gradualmente si arresta, vanificando tutte le fantasie create.
“La partìa a s’ciocheto” (“La partita a biglie”) è una vivace competizione tra bambini che suscita un vortice di entusiasmi, dispetti, delusioni e gioie tra i giocatori.
La “Nina-nana par la bambola de pessa” (“Ninna nanna per la bambola di pezza”) è un canone a tre parti nel quale viene immaginata una bambina che canta amorevolmente per addormentare la sua bambola di stracci.
AG
E "Le golose" * ?
ALR
Il brano, per soprano e orchestra, è basato su una spiritosa poesia di Guido Gozzano di inizio Novecento, che descrive i comportamenti di alcune signore di fronte ai pasticcini.
La musica, scritta nel 2009, ci trasporta in piena “belle époque”, ironizzando assieme a Gozzano e descrivendo con effetti sonori la scena evocata. Il brano è dedicato al soprano Annunziata Lia Lantieri.
AG
"Tre ritratti".
ALR
I “Tre ritratti” sono stati composti originariamente per fisarmonica nel 2010 e dedicati a Luca Piovesan. Successivamente sono stati arrangiati per chitarra a 10 corde e orchestra a plettro. I tre brani sono ritratti sonori di tre grandi pittori del ‘900 e portano come titoli i nomi di tre opere dei rispettivi artisti.
Il primo ritratto, “Do It Yourself” ("Fai da te"), è dedicato a Andy Warhol e si richiama ad una serie di "paint by numbers", dipinti cioè che l'autore ha lasciato volutamente incompiuti, ma nei quali fornisce anche delle indicazioni per il fruitore su come completare mentalmente l'opera. La musica, rispettando questa "apertura", ha quindi una struttura aleatoria, nella quale cioè il direttore e il solista collegano, improvvisando, le cellule che costituiscono il brano, che può risultare quindi molto diverso ad ogni esecuzione.
Il secondo ritratto, “Crucifixion”, è ispirato Francis Bacon ed è una crocefissione intesa al contrario, dato che è dedicato “a tutte le persone uccise o perseguitate dalla Chiesa”. La parte iniziale presenta una melodia di oscuro presagio "ingabbiata" all'interno di un arpeggio reiterato, suggerendo quelle strisce verticali che compaiono in molti ritratti di Bacon dei primi anni '50, in cui le figure appaiono quasi intermittenti, come celate dietro alle pieghe di un tendaggio semitrasparente. La seconda parte solleva finalmente il velo mostrando il dramma della crudele follia umana in tutta la sua lancinante durezza. Il breve epilogo finale fonde insieme le due atmosfere che prima erano separate.
Il terzo ritratto, “Radiant Baby” ("Bimbo raggiante") è un affettuoso omaggio al pittore Keith Haring, che sapeva nascondere messaggi seri dietro ad una apparente spensieratezza esteriore. La musica gioca sulla continua frammentazione ritmico-melodica di alcune idee di partenza, creando un energico effetto di spezzattamento labirintico.
* "Le golose" è stata incisa dal soprano Annunziata Lia Lantieri e dall'Orchestra a Plettro di Breganze nel CD "Serenate - mandolini al chiaro di luna" sotto la direzione di Maura Mazzonetto per l'etichetta "Velut Luna".